

Per favorire Minoan, tolto il Punto franco dall’ormeggio al Molo Settimo Disperata ricerca di un’alternativa per il Philippos che collega Durazzo
di Silvio Maranzana
I traghetti sono greci, ma il proverbio che meglio si adatta qui è dei latini: «Ubi maior, minor cessat». E così i giganteschi cruise ferry della Minoan lines che già da questo mese arrivano per tre volte alla settimana, ma che presto potrebbero addirittura raddoppiare le toccate, stanno scacciando dall’ormeggio 57 alla radice del Molo Settimo il “piccolo” Philippos, il traghetto merci che per due volte alla settimana porta una cinquantina di camion da Trieste a Durazzo, in Albania. Per favorire il grande progetto degli armatori Grimaldi di Napoli, proprietari della Minoan, che intendono fare di Trieste il punto di snodo dei traffici tra il Centro Europa e i Balcani, il prefetto su istanza dell’Autorità portuale ha sospeso dall’ormeggio il regime di Punto franco che sarebbe stato un ostacolo per i collegamenti tra due Stati comunitari, quali Grecia e Italia. In questo modo però si è inferto un duro colpo alla linea per l’Albania, nazione ben al di fuori dell’Ue, e che dall’operare in area franca traeva indubbi vantaggi. «Siamo nel dramma – denuncia Ardian Bibaja, operatore logistico a servizio della rotta – due anni fa ci hanno fatti spostare dal Porto Vecchio e qui tra l’altro l’affitto dei magazzini a Ttp ci costa il doppio rispetto a quanto pagavamo di là all’Authority, ma adesso ci cacciano anche da qua. Se arriva un armatore più potente siamo pronti a spostarci, ma il guaio è che in questo porto manca qualsiasi programmazione e così non solo una linea storica rischia di scomparire, ma una cinquantina di persone, operatori logistici, spedizionieri doganali, autisti, fornitori sta per perdere il lavoro.»
In extremis è stato dato ieri il via libera al Philippos in arrivo questa mattina per attraccare ancora una volta all’ormeggio 57. «Ma se il traghetto della Minoan che dovrebbe ripartire all’alba ha qualche ritardo, noi restiamo bloccati in rada», lamenta ancora Bibaja. «I traghetti albanesi attraccano pure in altri porti italiani che non sono in Zona franca per cui possono farlo anche qui – afferma Fabio Rizzi, dirigente alla Sicurezza dell’Autorità portuale – certo perdono alcuni vantaggi. Dato il progetto forte della Grimaldi bisognerà però trovare un’altra soluzione visto oltretutto che il 57 è un terminal passeggeri (gestito da Ttp) e sui traghetti albanesi ci sono solo merci. Abbiamo dato l’ok per un’altra toccata, ma lunedì pomeriggio abbiamo convocato una riunione che speriamo risolutiva.» È incredibile come la battaglia sia quasi una specie di derby visto che il Philippos ha un armatore greco e ha lo stesso agente, l’Agemar, della Minoan. General cargo terminal, il terminalista dello Scalo Legnami, si è detto disponibile a ospitare il ferry dall’Albania, ma la banchina è priva di “dente” e per le operazioni di imbarco e sbarco serve un pontone che in quel terminal non c’è.
In età contemporanea, la linea Trieste-Durazzo era stata riaperta nel 1983, gestita dall’Adriatica di navigazione quando ancora in Albania vigeva un regime comunista, uno dei più chiusi e rigidi esistenti al mondo. Dopo la morte di Enver Hoxha e la fine della cortina di ferro, il traghetto è servito anche come collegamento con la patria per una comunità albanese insediatasi a Trieste in quegli anni, ma a bordo sono stati scoperti anche clandestini e rottami radioattivi. Per qualche anno quello con l’Albania è stato l’unico traghetto passeggeri che partiva dal porto di Trieste. E la riattivazione di una linea ro-pax, utilizzando un’altra nave, è nei programmi per l’anno prossimo forse addirittura per il mese di gennaio. Ragion di più per trovare una soluzione rapidamente, non facile visto che anche gli altri principali terminal, tanto per fare alcuni esempi quello di Riva Traiana gestito da Samer o del Molo Sesto gestito da Parisi oggi risultano già abbastanza saturi.
«La situazione attualmente è paradossale – denuncia ancora Bebaja – perché essendo stato sospeso il Punto franco, la Dogana viene in continuazione a sigillare e a togliere i sigilli ai magazzini e ai camion. Mercoledì prossimo il traghetto sarà già di ritorno, ma anche se avremo trovato un nuovo ormeggio, abbiamo sempre qui magazzini e uffici il cui trasferimento dal Porto Vecchio ci è costato soldi. La soluzione resta lontana.»/ilpiccolo.it/
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